Un disegno di legge firmato dal senatore di Fratelli d’Italia Renato Ancorotti punta a ridisegnare il perimetro normativo delle professioni legate all’estetica e all’acconciatura, introducendo nuovi profili qualificati, percorsi formativi obbligatori e un drastico inasprimento delle sanzioni per chi opera senza abilitazione. L’ultima riforma del settore risale al 2005, ma in vent’anni le innovazioni tecniche, le specializzazioni e la crescente domanda di servizi hanno trasformato profondamente il mestiere.
Il testo del ddl
Il testo, attualmente in discussione, riconosce ufficialmente due nuove figure professionali: l’onicotecnico, specialista nella ricostruzione e cura delle unghie, e il truccatore/tecnico di trattamenti per ciglia e sopracciglia. Professioni che oggi richiedono competenze specifiche su apparecchiature elettroniche e tecniche avanzate, in un mercato che – secondo le ultime stime di Cosmetica Italia – muove oltre 12 miliardi di euro l’anno e rappresenta un fiore all’occhiello del made in Italy nel mondo.
Come ottenere l'abilitazione
Per ottenere l’abilitazione sarà necessario frequentare un corso regionale di almeno 600 ore, seguito da un esame finale. In alternativa, potranno accedervi coloro che abbiano svolto percorsi formativi più lunghi (900 ore) con almeno un anno di lavoro qualificato, oppure chi possa dimostrare un’esperienza triennale documentata nel settore. Sono previsti anche corsi specialistici in estetica con moduli di cosmetologia, chimica, anatomia, apparecchiature elettromeccaniche e marketing, in linea con una domanda sempre più integrata di competenze tecnico-commerciali.
La lotta all'abusivismo
Ma la vera svolta riguarda la lotta all’abusivismo, fenomeno che – come ricordano i dati Istat – alimenta un’economia sommersa da 182 miliardi di euro, pari al 9,1% del Pil. Il ddl Ancorotti prevede multe salate: dagli attuali 500–2.000 euro si passerebbe a 5.000–50.000 euro per chi esercita senza titolo, con sospensione dell’attività fino a due anni. Per trattamenti o acconciature specifici eseguiti senza qualifica, le sanzioni salirebbero a 3.000–10.000 euro. La misura, secondo i promotori, punta a garantire maggiore tutela per i consumatori, a valorizzare la professionalità degli operatori e a colpire il lavoro irregolare. Ma sullo sfondo c’è anche una partita economica di rilievo: regolare il settore significa intercettare risorse oggi disperse nell’illegalità, innalzare gli standard qualitativi e rendere più competitivo un comparto che già oggi rappresenta una “locomotiva” del made in Italy.