Secondo quanto riportato da Channel 12, Israele sta conducendo colloqui riservati con cinque Stati — Indonesia, Somaliland, Uganda, Sud Sudan e Libia — per valutare un possibile reinsediamento volontario di cittadini palestinesi provenienti dalla Striscia di Gaza. Una fonte diplomatica, citata dall’emittente, ha sottolineato che alcune di queste nazioni, in particolare Indonesia e Somaliland, si mostrano oggi più aperte rispetto al passato a un’eventuale accoglienza. Al momento, tuttavia, non sarebbero state prese decisioni definitive.
La notizia si aggiunge alle recenti rivelazioni dell’Associated Press, secondo cui Tel Aviv avrebbe discusso con il Sud Sudan l’ipotesi di trasferire parte della popolazione di Gaza nel Paese africano. Il governo di Juba ha smentito categoricamente tali affermazioni, definendole “infondate”. Per il Somaliland — regione separatista della Somalia — un’intesa con Israele potrebbe invece aprire la strada a un tanto atteso riconoscimento internazionale.
In un’intervista rilasciata all’emittente i24, il premier Benjamin Netanyahu ha ribadito il proprio sostegno all’emigrazione di massa dei residenti di Gaza, una linea già approvata all’inizio dell’anno dall’allora presidente statunitense Donald Trump. “Chiunque affermi di voler aiutare i palestinesi dovrebbe aprire loro le porte”, ha dichiarato Netanyahu, precisando che sono in corso contatti con “diversi Paesi” per l’assorbimento degli sfollati.
Sul fronte militare, mentre nelle ultime 24 ore gli attacchi israeliani hanno provocato 81 vittime nella Striscia, il capo di stato maggiore dell’Idf, tenente generale Eyal Zamir, ha approvato le linee guida per una nuova offensiva volta a conquistare Gaza City, “in linea con le direttive della leadership politica”.
Il via libera, arrivato durante una riunione con alti ufficiali e rappresentanti dello Shin Bet, riguarda per ora soltanto le fasi preliminari del piano: nessuna tempistica è stata comunicata e le operazioni non sarebbero imminenti. Zamir ha insistito sulla necessità di potenziare la prontezza operativa, rafforzare la formazione e garantire turni di riposo alle truppe in vista delle prossime missioni.
Parallelamente, la viceministra degli Esteri israeliana si è recata in Sud Sudan per colloqui ufficiali. Una missione che, secondo osservatori, si inserisce proprio nel quadro delle trattative avviate da Israele con diversi Paesi per il reinsediamento dei palestinesi sfollati da Gaza.
Il premier Netanyahu, "ricercato dalla Corte penale internazionale per crimini contro l'umanità e crimini di guerra, invece di essere arrestato riesce ancora a decidere di cosa si deve parlare e stiamo a discutere delle sue idee folli". Così la relatrice speciale delle Nazioni Unite sui territori palestinesi occupati Francesca Albanese a In Onda su La7 a proposito dell'idea di un esodo volontario dei palestinesi da Gaza.