Previsioni rispettate. Almeno sul risultato secco. L'ultima partita stagionale delle regionali finisce con il successo del centrosinistra 2-1. In buona sostanza le tre regioni chiamate al voto non hanno espresso alcun cambiamento radicale. Insomma nessuna "spallata", pronosticata dalla Schlein che a scrutinio concluso si limita a dire: "Il riscatto parte dal sud". In Veneto continua a governare il centrodestra con la Lega primo partito (successo che già è stato ribattezzato "effetto Zaia"). Il segretario regionale Alberto Stefani ha raccolto il 63% dei consensi. Qui viene poi sottolineato con enfasi il risultato personale ottenuto proprio dall'ex governatore, capolista in tutte le circoscrizioni. Ed è lo stesso Salvini ad ammetterlo. In Campania l'ex presidente della Camera Roberto Fico succede a De Luca con il 61% dei consensi, mentre in Puglia il governo della regione resta ben saldo nelle mani del centrosinistra i cui elettori hanno scelto con il 64% dei voti Antonio Decaro per il dopo-Emiliano.
Come titoli di coda dello scrutinio, da Johannesburg, dove si trova per il vertice Ue-Unione africana, arrivano i complimenti rivolti dalla premier Giorgia Meloni, ai neo governatori. Sulla vittoria di Stefani in Veneto, la premier sottolinea che si tratta di una vittoria "frutto del lavoro, della credibilità e della serietà della coalizione". Poi fa gli auguri anche agli altri due vincitori: "Congratulazioni anche ad Antonio Decaro in Puglia e a Roberto Fico in Campania per la loro elezione. Che possano svolgere al meglio il loro mandato, nell'interesse dei cittadini che andranno a rappresentare". E chiude con un ringraziamento a Edmondo Cirielli e a Luigi Lobuono, e a "tutti gli uomini e le donne del centrodestra che si sono impegnati in questa tornata elettorale".
Autentico vincitore di questa tornata elettorale è comunque l'astensionismo. Soltanto il 43,65% degli aventi diritto si è recato al seggio. Contro il 57,60% delle precedenti elezioni. Sulla scarsa partecipazione al voto tutti i protagonisti (sia vincitori che vinti) hanno lanciato campanelli d'allarme. Carlo Calenda (Azione) si spinge un po' più avanti definendo queste elezioni regionali un "inutile campionato", dove "vince chi governa perché amministra il potere e intanto sempre più cittadini scappano dalle urne".
In Veneto gli occhi erano tutti puntati sul risultato della Lega. Che resta il partito più votato aumentando (quasi raddoppiando) le preferenze rispetto alle passate elezioni (quando però la lista di Zaia prendeva oltre il 40% dei voti). Non c'è stato insomma il sorpasso. Il Carroccio conquista il 35% mentre Fratelli d'Italia si ferma al 18%. I partiti di maggioranza mostrano soddisfazione soprattutto per il Veneto. E si va sui risultati dei singoli partiti per trovare sfumature e piccoli aggiustamenti. Giovanni Donzelli (FdI), a esempio, sottolinea che il suo partito è comunque in costante crescita. In effetti raddoppia in percentuale il suo potere politico in tutte e tre le regioni. E in Veneto ha più che raddoppiato i consensi.
La leader del Pd si è mostrata raggiante al comitato elettorale di Roberto Fico, a Napoli. "L'alternativa c'è ed è competitiva", il suo slogan. E aggiunge: "La rimonta è iniziata al sud", facendo riferimento ai risultati di Puglia e Campania, dove in verità già governava il centrosinistra e dimenticando il risultato appena ottenuto in Calabria (dove ha stravinto il centrodestra). Insomma "uniti si vince" è il mantra che a urne chiuse hanno iniziato a salmodiare tutti i big dem (da Bonaccini a Giani) e molti altri esponenti del campo largo. Come la senatrice di Italia viva Raffaella Paita: "Le nette vittorie di Decaro in Puglia e di Fico in Campania confermano quanto andiamo ripetendo da mesi: la coalizione di centro sinistra diventa credibile se si presenta unita e se ha, al suo interno, una componente riformista forte e visibile". Intanto gongola Giuseppe Conte. Il leader dei Cinquestelle preferisce sottolineare la conquista dei due governatori grillini (dopo la Todde in Sardegna è la volta di Fico). "Siamo passati da zero a due", sentenzia Conte. Anche il segretario di Forza Italia guarda al risultato del partito e lo inserisce nel quadro complessivo delle ultime elezioni regionali (sette comprendendo la Valle d'Aosta, dove gli azzurri sono entrati in giunta). "La situazione rimane quella che era prima: con tre regioni dove la sinistra si è confermata, tre regioni dove il centrodestra si è confermato, in più la Valle d'Aosta". Mentre Maurizio Lupi (Noi moderati) giudica strumentale l'entusiasmo dimostrato da Conte e Schlein: "Dati alla mano non penso che possano cantare vittoria".