Il caso dei giovanissimi nomadi che hanno travolto e ucciso una donna di 71 anni a Milano ha aperto un ampio dibattito politico. I quattro che erano a bordo della vettura non sono imputabili perché hanno meno di 14 anni ma l'attenzione è attualmente concentrata sul contesto di degrado in cui vivono quei bambini: il campo nomadi di via Selvanesco è già stato sgomberato in passato ma meno di un anno fa sono tornati a occupare quei terreni per realizzare una baraccopoli con roulotte, talvolta fatiscenti, in cui crescono minori privi di ogni controllo. Il Comune di Milano, come spesso accade, ha scelto la via della tolleranza che prevede di "superare" i campi rom e non di eliminarli. Questo richiede tempo e la collaborazione dei diretti interessati, che non sempre c'è.
"Non si può far finta di niente: quanto avvenuto a Milano è grave. Serve agire subito, con l'intervento dei servizi sociali - troppo spesso cauti quando ci sono di mezzo famiglie che vivono nelle roulotte o nelle baracche - per intervenire su quei bambini e metterli in condizione di non ripetere i gravissimi reati appena commessi", ha dichiarato Matteo Salvini. "Basta con la tolleranza e il buonismo nei confronti dei rom e di gente che è davvero difficile definire 'genitore'", ha proseguito, facendo riferimento al fatto che i minori sono già tornati alle proprie roulotte con le madri, visto che gli uomini sono tutti in carcere. "In tutto questo sorpresa e tristezza per quei politici e giornalisti di sinistra per cui il problema principale di tutta la vicenda non sono minorenni ladri e assassini o famiglie rom assenti, ma…la Lega e Salvini", ha concluso.
Da Bruxelles, l’eurodeputata di Fratelli d’Italia Lara Magoni sottolinea che la tragedia di Milano "è l’ennesima, drammatica conferma del fallimento delle politiche di integrazione dei Rom portate avanti dalla sinistra e dall’Unione Europea. Numerose risorse spese senza alcun risultato concreto: solo degrado, illegalità e, purtroppo, tragedie come questa". Quei campi, prosegue l'onorevole, sono "vere e proprie sacche di illegalità e criminalità. Non si tratta soltanto di povertà, ma di una scelta consapevole di vivere ai margini delle regole, trasmettendo ai più giovani una cultura del crimine e del disprezzo verso lo Stato e le sue leggi". In questo contesto, quindi, "è indispensabile intervenire con fermezza, non solo sui minori, ma soprattutto sulle famiglie che li crescono, perché questi bambini vengono educati fin da piccoli alla delinquenza, sfruttati per furti e rapine proprio in virtù della loro giovane età non perseguibile. Non sono genitori, ma criminali che usano i figli come strumenti di illegalità".
L'intervento sul tema di Silvia Sardone, europarlamentare della Lega, è ancora più duro, perchè il vicesegretario del partito guidato da Matteo Salvini ha voluto mettere il focus sul fatto che il "Comune di Milano ci ammorba da 14 anni con la retorica dell'integrazione e dell'inclusione dei rom, tacciando di razzismo chiunque la pensi diversamente, e oggi ne raccogliamo gli amari frutti. Si contano sulle dita di una mano i bambini residenti nei campi che vanno regolarmente a scuola e basta farsi un giro in questi villaggi dell'illegalità per rendersene conto". L'amministrazione comunale, ha aggiunto, "ha organizzato persino corsi negli istituti per insegnare la cultura rom e combattere l'anti-ziganismo, poi scopriamo che tre bambini nomadi su quattro non frequentano la scuola dell'obbligo: un'enorme presa in giro. Pd e compagni se ne facciano una ragione: continuare a investire denaro pubblico per i rom è masochismo".
Sul tema risulta particolarmente utile l'intervento di Domenico Pianese, segretario generale del sindacato di Polizia Coisp, che ha voluto mettere l'accento su un elemento procedurale e non politico. Nelle sue dichiarazioni fa notare che sono due i punti critici di questa vicenda. Il primo riguarda "la legge, perché se minori così giovani possono compiere atti di una gravità inaudita senza rispondere penalmente è il segno che il limite dei 14 anni per la punibilità non è più adeguato ai tempi". Il secondo si rifà a quanto detto anche dagli esponenti politici, perché "questi ragazzi non devono essere riaffidati ai genitori perché questo significherebbe rimetterli in un ambiente in cui l’illegalità è normalità e la devianza è la regola; vanno inseriti in strutture protette esattamente come accadrebbe, dopo un episodio simile, se fossero stati figli di famiglie italiane". Ridarli a chi li ha cresciuti, è la conclusione di Pianese, "equivale a condannarli e a condannare la società a una spirale infinita di violenza e illegalità".